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Avellino sbanca il PalaCarrara e conquista i playoff

Gara equilibrata nel primo tempo, poi viene fuori il maggior talento degli ospiti che si impongono con facilità. Al PalaCarrara, nell'ultimo atto della stagione, Avellino vince 88-73 e conquista un posto nei playoff In una gara che metteva in palio punti pesanti solo per gli ospiti, la OriOra (priva degli infortunati Auda e Krubally) gioca un primo tempo di buon livello, prima di sciogliersi col passare dei minuti nella seconda parte di gara, quando coach Moretti, costretto a fare i conti con il quinto fallo di Mitchell e Peak deve a lungo affidarsi ai giovanissimi (e tuttavia per niente intimoriti) Del Chiaro e Querci. Nel primo quarto la gara è equilibrata (5-6 dopo due minuti), con Avellino che allunga sul 14-20 al 7'. Pistoia però risponde, piazzando il break di 8-0 (4 di Mitchell) che spedisce i biancorossi al primo mini intervallo avanti di 2 (22-20). La OriOra cavalca l'onda anche in apertura di secondo quarto, portandosi addirittura sul +10 (30-20), grazie al gioco da 4 punti di Mitchell. I biancorossi raggiungono i 12 punti di vantaggio proprio a metà frazione (tripla di Della Rosa per il 37-25), prima che Harper guidi la rimonta irpina, che si concretizza proprio sulla sirena di metà gara (44-45). Al rientro dagli spogliatoi, di fatto, non c'è più partita: gli ospiti mettono le mani sul match e allungano con prepotenza (45-55 al 23', che diventa 47-67 al 26'). Pistoia perde Mitchell e Peak e la partita si chiude con largo anticipo, di fronte agli spalti vuoti della curva, con la Baraonda Biancorossa che contesta e lascia i gradoni.

Moretti: "Squadra che ha sempre avuto problemi di chimica e ha perso competitività dopo gli infortuni"
Il tecnico traccia un bilancio della sua seconda esperienza a Pistoia: "Ringrazio la società, la città e i tifosi. Adesso per il club la cosa più importante è guardarsi dentro e prendersi del tempo per fare tutte le valutazioni". Nella sua ultima conferenza stampa stagionale, Moretti esordisce con parole di ringraziamento: "Prima di tutto desidero ringraziare la società che mi ha chiamato in un momento particolare della stagione, mi ha dato fiducia, pur con le difficoltà dell'incarico, permettendomi di tornare in una città e in un club che mi hanno dato tanto. Ringrazio poi il pubblico e tutti i tifosi perché sono stato davvero accolto bene: è stato un bel tuffo nel passato, che mi ha dato la sensazione di aver seminato bene in quegli anni trascorsi qua. Anche sul piano umano -prosegue il coach- soprattutto le prima due settimane sono state speciali. Tutto questo non è stato né scontato né banale: non lo è stato che il Pistoia Basket mi abbia chiamato, né che io lo sottolinei con questa importanza. Il resto è storia recente: sei settimane complicate, in cui oggettivamente non sono stato tanto a guardare dentro la scatola. Mi piaceva l'idea di rivedere certe persone, pur sapendo che non potevamo fare mercato e tutta la situazione era molto complicata: sono andato più di pancia, di emozioni, che di scelta cerebrale, perché tutto quello che si diceva della situazione di Pistoia, effettivamente poi l'ho riscontrato di persona. Non sono assolutamente pentito della scelta fatta -sottolinea Moretti- e comunque l'unica partita vinta in questo corso è qualcosa di poco signifcativo in senso assoluto, ma dal peso specifico importantissimo. Quelle due settimane vissute tutte di un fiato, l'investimento emotivo, economico e tecnico che ha fatto la società, almeno un risultato lo ha dato. Il clima poi è stato quello che abbiamo tutti respirato stasera, ma è giusto dire due parole da parte mia sul fatto che comunque la società, grazie a quel risultato, alla serietà e al rispetto delle regole, si è guadagnata il diritto di disputare la serie A anche il prossimo anno". Il tecnico parla poi dei giovani spediti in campo questa sera: "Io credo che questi due ragazzi, al pari di altri che stasera non hanno potuto giocare siano un patrimonio. In questa gara per loro non era difficile provarci, perché tutto poteva essere perdonato loro e c'era un clima in cui il pubblico cercava vibrazioni positive magari solo da una loro giocata. Se poi saranno il futuro di Pistoia, non spetta a me dirlo: sicuramente sono ragazzi di valore, allenabili, con del potenziale e quindi meritano attenzione". Sul proprio futuro, Moretti ovviamente non si sbilancia: "Stasera torno a casa e finalmente dopo un anno ci ritroviamo tutti e quattro insieme -spiega il coach- e credo che sia una bella cosa. Ho dato la mia disponibilità al club fino al 30 giugno se ci fosse la volontà di fare qualche allenamento con i giovani o con i giocatori sotto contratto, ma penso che oggi come oggi per Pistoia la cosa più importante sia guardarsi dentro e prendersi qualche settimana o anche più per fare tutte le valutazioni del caso. Io sono un allenatore che cerca opzioni di lavoro per il prossimo anno, per cui, quando ci saranno i presupposti ho il telefono acceso e vedremo". Su cosa non abbia funzionato, il tecnico biancorosso dimostra di avere le idee chiare: "Dobbiamo fare una valutazione non emotiva, ma sforzarci di parlare dal punto di vista tecnico. E' mancata la giusta chimica, sia dentro che fuori dal campo. Il gruppo, fin dalla sua creazione ha incontrato delle difficoltà, poi quando c'era magari il tempo per intervenire e provare a lavorare su nuovi equilibri e una chimica da ricreare non è stato possibile farlo perché tre giocatori sono arrivati sostanzialmente nell'ultima delle tre settimane di sosta e questo ha complicato ulteriormente le cose. E' una squadra -prosegue Moretti- che ha sempre avuto al suo interno rapporti e relazioni complicati e queste cose sono emerse chiaramente nei momenti di difficoltà. Quando poi abbiamo iniziato a perdere giocatori, Mesicek con Torino, Auda da dopo Trento, diciamo che abbiamo perso anche quella competitività che faticosamente stavamo provando a trovare e quell'emotività positiva seguita al mio arrivo. Nelle ultime tre gare, oggettivamente, non siamo più stati in grado di reggere l'impatto, di tenere il ritmo per quaranta minuti, contro avversari di livello importante e fortemente motivati. Io ho provato gestendo prima in modo soft, poi in modo diretto, poi con dichiarazioni forti, a dare qualcosa, ma il paziente aveva veramente un battito flebile e un encefalogramma piatto. Quello che è stato scambiato per mancanza di attaccamento e di voglia -conclude il coach- il più delle volte era mancanza di capacità di resistere alle difficoltà e alle spallate".