Dietro le quinte JP, intervista a Matteo Bianchi

L'estate scoppiettante JP, che ha visto una ricca campagna reclutamento su tutto il territorio toscano, è stato svolto in primis da una società, che ha impostato una politica di crescita esclusivamente sul settore giovanile, ma ha un protagonista che ha lavorato dietro le quinte: Matteo Bianchi. Matteo è alla Juve da poco più di un anno ma ha già fatto tanto; segue per i colori JP tutta la fase reclutamento e rapporti con l'esterno, oltre a collaborare alla fase organizzativa dei tornei pontederesi. In una piccola intervista Matteo descrive il suo rapporto con il mondo JP. Ciao Matteo! Potresti descriverci come è impostato il tuo lavoro per JP? Da quando sono arrivato, l’estate scorsa, il mio ruolo all’interno della società, mi ha visto occupato negli aspetti organizzativi del settore giovanile. In pratica lavoro a stretto contatto con il direttore sportivo, Andrea Pierini, e il responsabile del settore giovanile, Max Ormeni, per la gestione dei contatti con tutto ciò che è al di fuori della realtà JP. Tutto questo al fine di garantire un lavoro sempre più capillare e “scientifico” in un sistema complesso come il nostro. Cosa offre JP che nelle altre società non hai visto? Sicuramente chi si approccia alla realtà della Juve Pontedera per la prima volta (me per primo…e dopo un anno ancora non mi sono abituato a questo aspetto!) rimane colpito dalla quantità e qualità del lavoro che viene svolto ogni giorno in palestra con i ragazzi. Spesso ho visto allenamenti individuali in cui il rapporto giocatori-allenatori è sbilanciato notevolmente verso questi ultimi. Niente è lasciato a caso e ogni aspetto tecnico è curato nei minimi particolari. Cosa vuoi migliorare in questa stagione a Pontedera? Beh…sono dell’idea che tutto sia sempre migliorabile. Non credo tuttavia che ci sia qualcosa in particolare su cui sia necessario agire. Ovviamente il livello della famiglia JP si sta alzando sempre di più, sia a livello tecnico, che di gestione societaria in senso più generale: ne sono un chiaro esempio i numerosi nuovi arrivi di quest’anno a rinforzo dei nostri gruppi. Per questo i miglioramenti sono fisiologici in un’ottica di sviluppo su tutti i fronti. Dobbiamo e vogliamo superarci! Ok Matteo!! Per finire questa intervista e salutarti ti chiedo un motto o una frase che rappresenti il tuo lavoro o la tua aspirazione. Direi che per “deformazione professionale”, considerando quello che faccio a Pontedera, più che di un motto o una frase alla base del mio lavoro ci sono due parole: PENSARE e AGIRE.

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