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La scomparsa di Raffa Romano, uno di noi

Raffaele Romano, uno dei principali protagonisti del basket cittadino, un montecatinese doc da sempre attaccato alla maglia, al basket, ai suoi ragazzi, ci ha lasciato. Il maledetto coronavirus si è portato via una icona della nostra comunità, un personaggio amato da tutti che ha allenato intere generazioni, che ha messo la palla da basket in mano a migliaia di montecatinesi, e che migliaia di montecatinesi ha fatto innamorare di questo gioco. Una perdita umana e tecnica impressionante, che ha subito scatenato un fiume di messaggi, commemorazioni e pensieri. Un vuoto incolmabile che non potrà essere mai riempito, perchè lui era unico, inimitabile, un uomo che sapeva solo farsi voler bene. "Raffa", come lo conoscevamo tutti, aveva 61 anni, di cui almeno 50 passati con una palla di basket in mano. Il suo regno era la "palestrina" Da Vinci, quella senza tribune, quella che gli dovrebbe essere intitolata d'ufficio. La trattava come casa sua, la considerava il suo ufficio, il suo regno. Da li sono passate generazioni di cestisti e non, in quella palestra negli anni 70 e 80 ha crivellato retine senza ritegno, mostrandosi un giocatore formidabile, un precursore dei tempi. Quante volte abbiamo detto "se ai tempi di Raffa ci fosse stato il tiro da tre punti, avrebbe segnato il triplo dei punti". Una passione smisurata che saputo trasmettere a tutti, ed anche ai suoi due figli Riccardo e Roberto. E che avrebbe trasmesso anche al suo nipotino Rodolfo, se ne avesse avuto il tempo. Purtroppo l'emergenza coronavirus e le misure restrittive impediscono una qualsiasi forma di commemorazione, e solo quando la situazione sanitaria lo permetterà verrà eseguita una cerimonia come si deve, quella che Raffa si merita. Intanto, martedi la salma verrà trasportata al cimitero di Montecatini, alla presenza solo dei pochi familiari più stretti, come i decreti restrittivi impongono. Raffaele Romano è spirato la mattina di Pasqua all'ospedale di Pistoia, in seguito alle complicazioni riportate dalla lotta contro la malattia. Era ricoverato dal 23 marzo scorso e dopo alcuni giorni duri si stava riprendendo. Venerdi scorso ha lasciato la terapia intensiva e i medici avevano iniziato l'iter per riportarlo a completa guarigione. Un iter complicato e ricco di insidie, che purtroppo si sono rivelate fatali: una emorragia addominale ha complicato il quadro clinico, la situazione è rapidamente precipitata e non c'è stato più niente da fare. Riposa in pace, amico nostro.