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Parola al Presidente Roberto Consigli!


Siamo arrivati a Febbraio, che cosa succede al progetto Libertas Livorno? Stiamo vivendo una fantastica avventura, manca solo una cosa: il pubblico, il tifo, che è il sale della passione sportiva. Ma siamo davvero cresciuti tanto in questi due anni scarsi di vita da quando siamo tornati, ridando vita ad un sogno, che abbiamo trasformato in progetto. Abbiamo ampliato la compagine societaria, siamo arrivati a 47 soci, inclusa l’associazione tifosi, che ne raccoglie altrettanti. Questa società ha cento soci proprietari. Un traguardo fantastico, e non ci vogliamo fermare. Come si inserisce questo progetto nel panorama italiano e in quello livornese? Quando con molta umiltà ho varcato la soglia dell’hotel Carlton a Bologna per il primo incontro della Lega Nazionale Pallacanestro devo dire che ho avuto una percezione chiara di come ci vedono. Negli occhi di tutti la doppia elle ed i colori amaranto significano gloria. Siamo stati accolti in modo entusiasta da tutta la comunità, raccogliendo la simpatia e la stima di tanti colleghi presidenti, che mi ha lusingato ed emozionato, perché è una gloria di riflesso, non nostra, noi la nostra storia la dobbiamo ancora scrivere. A livello locale è molto diverso, le società delle serie inferiori ci vedono come una minaccia, secondo me abbiamo sorpreso con la novità del nostro progetto e la forza dell’entusiasmo, non in molti pensavano fossimo in grado di allestire un progetto di questo genere. E invece si è trascurato la forza della passione. Io credo che i livornesi ne abbiano abbastanza della mediocrità e vogliano tornare a gioire e scrollarsi di dosso tante delusioni e bocconi amari, nello sport ma non solo. Quali sono le linee guida della strategia societaria? Costruire una struttura che si basi su una nuova etica dello sport, ripartendo dai giovani e dall’inclusione. Crediamo nello sport per tutti e siamo impegnati in tanti progetti nel sociale. La nostra base è in continua crescita, adesso però dobbiamo darle respiro con strutture all’altezza, è qui che punta la nostra strategia. Poi vogliamo coinvolgere ancora più persone, perché in Libertas c’è posto per chiunque voglia contribuire e i volontari sono sempre di più. Poi naturalmente la prima squadra! Sono arrivate però delle sconfitte, forse inattese, che magari hanno minato le vostre certezze. L’unica certezza che abbiamo è che il nostro è un programma triennale, nel frattempo ci saranno momenti di gioia e di difficoltà, ma guai ad abbattersi. Io non sono preoccupato, anzi la gestione della sconfitta e la capacità di rialzarsi fanno parte integrante del processo di crescita. Ai nostri tifosi chiedo un po’ di pazienza, hanno aspettato 30 anni per tornare a gioire e vorrebbero tutto e subito, e se lo meritano, ma serve tempo, vale la pena investire tre anni di passione su un progetto serio e poi siamo livornesi. Se qualcuno pensa di tifare e non soffrire meglio che guardi altrove, la nostra storia è lastricata df gioie e dolori, ma credo che valga la pena aver fiducia in un progetto come questo, nato dal cuore. Forse il nostro limite è questo, siamo tanti cuori che palpitano, ma non all’unisono, tante teste che non sempre la pensano alla stessa maniera, chi è venuto a Livorno (mi riferisco ai giocatori, allo staff davvero super, al GM) ha accettato davvero una grossa sfida: riuscire in un contesto dove per trent’anni tutti hanno fallito, riportare la Libertas dove deve stare. Io penso che la cosa migliore sia prendersi sul serio fino ad un certo punto: dentro siamo un’azienda con ruoli e procedure rigide, ma fondamentalmente siamo un gruppo di ragazzi che ride e scherza prendendosi in giro. Perché fuori la nostra città sta vivendo un periodo di grande sofferenza, come tutta l’Italia, vedo tanta povertà e dolore, malattia, quindi c’è bisogno anche di leggerezza e divertimento. Noi ci stiamo divertendo un sacco, il basket è veramente il gioco più bello del mondo. Emozionante, divertente e coinvolgente. Sono arrivati molti sponsor a sostenere il progetto, qual è il segreto? Li facciamo divertire, e divertendosi facciamo business insieme, li aiutiamo a sviluppare un’immagine di crescita e a raggiungere le persone dove parliamo noi: al loro cuore. Sono tanto grato davvero ad alcuni nostri tifosi e giocatori che sono diventati grandi imprenditori, ma dentro hanno la capacità di sorridere pensando ad una palla che va a canestro, come Luca Colò (F.lli Colò), Massimiliano Savi (Facility Life), Gianluca Mannucchi e Richard Prima (Guglie) e Giovanni Gallinari (Fineco). Sono per me degli esempi da seguire e mi piace chieder loro consiglio per come gestire la Libertas. Giovanni è attivissimo anche nel controllo finanziario della società, Gianluca è la mia cattiva coscienza come dice lui, una persona senza la quale io non sarei in grado di fare niente. Poi abbiamo grandi partner di rilevanza nazionale come Maurelli, Etruria Luce e Gas, Chianti Banca, Bakeca.it e tanti tantissimi altri che completano un network di oltre 40 imprese. Poi c’è Opus, Armindo Giannoni e la sua famiglia, un’azienda che è un esempio per tutti e che ci onora con il suo stemma sulle nostre maglie. Qual è la situazione del settore giovanile? Finalmente è ripartito, ho visto negli occhi e nel sorriso dei nostri ragazzi e dei nostri bambini la ragione per la quale amo questo sport, vederli giocare con la nostra maglia mi riempie il cuore. Speriamo con la maglia, significherebbe che i campionati sono partiti, quali sono le novità? Conto che possano partire presto, ma ti spiego, alla Libertas i ragazzi si allenano con la maglia amaranto, perchè se la devono sentire cucita addosso, questi sono i colori della nostra città e questa è la nostra storia: quando i nostri ragazzi vanno in campo sono tutti uguali, non ci sono poveri e ricchi, maglie dei Lakers e cannottiere bucate, solo libertassini e su questo siamo tassativi. Il resto lo fa Federico D’Elia, io non ho mai conosciuto nessuno con la sua capacità di essere al contempo serio e rigoroso, ma anche allegro e spensierato. Con lui i ragazzi si divertono e si è contornato di un gruppo di coach allegri e preparati. Una domanda scomoda, chi è il tuo giocatore preferito? Francesco Forti, perché è il nostro capitano, l’idolo dei ragazzi, Riccardo Castelli per la sua classe, Marco Ammannato perché è così antipatico e genuino da essere irresistibile, Antonello Ricci per la sua grinta, Luca Toniato per la sua forza, Davide Marchini per l’estro, Andrea Casella per il talento puro, Leonardo Salvadori per il suo core, Ivan Onojafe perchè è emozionante, Matteo Bonaccorsi per quella faccia un po’ così, Gianni Mancini per la serietà e l’impegno che lo porteranno lontano, Diego Prima per il sorriso, Matteo Geromin per la voglia di arrivare, Michael Del Monte perché solo la sfortuna lo ha fermato (torna presto ti aspettiamo!). Se tu potessi avere due americani per completare la squadra, come succedeva negli anni ’80 e potessi ridare la giovinezza a qualcuno, chi sceglieresti? Per forza americani? Perché io amo vedere squadre con giocatori di formazione italiana, come succede nella nostra B, adorerei riportare indietro nel tempo Alessandro Fantozzi e Andrea Forti, ma se devo scegliere due americani, allora dico Abdul Jeelani e Wendell Alexis. Quando non gioca la Libertas per chi fai il tifo? Faccio il tifo per la TDS, la squadra di basket in carrozzina guidata, sai che giocheranno al Modigliani Forum prima di noi ben tre partite? Non vedo l’ora di andare a fare il tifo. Invito tutti ad interessarsi al basket in carrozzina perché è uno spettacolo bellissimo. Poi la Jolly ACLI, sono andato a vederle giocare varie volte e adoro il basket femminile, trovo che stiano giocando un campionato appassionante. Fuori Livorno faccio fatica a fare il tifo, ho passato tanti anni a Mosca per lavoro e ho simpatizzato per il CSKA, in USA amo il college basket e sono tifoso di North Carolina, appassionanti le sfide contro Duke. L’NBA mi emoziona meno, ma tifo per Nico Mannion, mi piace il suo modo di giocare e credo che sia il miglior prospetto italiano.

Libertas Livorno 1947