Paolo Moretti e il Pistoia Basket si separano. Maltinti: "Vogliamo abbracciarci quando ci ritroveremo"
La notizia comunicata questa mattina in conferenza stampa: "La fine arriva al momento giusto -ha dichiarato il coach- dopo sei anni bellissimi"
Paolo Moretti e il Pistoia Basket si separano. Dopo 236 gare e una storia d'amore lunga sei anni e mezzo, questa mattina, nell'incontro organizzato presso la sede della Giorgio Tesi Group, la notizia è stata comunicata a stampa e tifosi.
"Quando Paolo è arrivato qui -ha esordito il presidente Roberto Maltinti- molti parlavano di un grande giocatore degli anni Novanta, mentre oggi, a oltre sei anni di distanza, parliamo di uno dei più grandi allenatori italiani. Credo sia il segno di un percorso fatto insieme, nel quale lui ha dato tanto a Pistoia e da Pistoia tanto ha ricevuto. Pensiamo di potergli regalare un palcoscenico più grande del nostro e, come si dice per le storie d'amore, non è una fine: vogliamo prenderci una pausa di riflessione. Chiudiamo una porta -ha proseguito il presidente- sperando che un giorno si possa riaprire. In questi anni abbiamo detto tante volte di essere una società seria, ma non ricca, e proprio per questo desideriamo che Paolo si senta libero di scegliere il meglio per lui. Siamo orgogliosi del nostro allenatore: ha sempre preso decisioni importanti e decisive e siamo dispiaciuti nel lasciarci, ma è giusto farlo così, senza rancori e anzi solo con tanta stima reciproca. Vogliamo abbracciarci, quando ci ritroveremo, con il cuore e non solo perchè dobbiamo fare una foto davanti ai giornalisti".
“Insieme a Paolo, voglio salutare la sua famiglia -ha fatto ecco il vicepresidente Ivo Lucchesi- iniziando da Davide che quando è arrivato aveva 11 anni, salutando Niccolò, l'altro frugolino che a Pistoia ha proprio mosso i primi passi nel basket, e la simpaticissima Mariolina. Nello sport sei anni e mezzo di lavoro sono come sessanta di matrimonio: sono stati anni bellissimi, molto intensi e dovessimo ricordare tutti i momenti belli ci vorrebbe un blocco intero, per questo voglio ricordarne due. Il primo è relativo all'arrivo di Paolo qua a Pistoia: eravamo ultimi in classifica in LegaDue, con un distacco di quattro punti dalla penultima... C'era grande preoccupazione, ma se ci fossero state altre tre partite forse avremmo fatto i play off. Il secondo momento che voglio ricordare è il premio come miglior allenatore ricevuto da Paolo lo scorso anno: è stata una cosa bellissima e un grande riconoscimento, che il nostro allenatore ha condiviso con noi. Ecco -ha concluso Lucchesi- quel premio riconosce a Moretti una delle sue grandi qualità : quella di essere un grandissimo lavoratore, che per noi è sempre stato un punto di riferimento ed un esempio per tutto, meritandosi appieno la nostra fiducia”.
"E' un incontro che vorrei durasse tantissimo -così ha preso la parola Paolo Moretti- perchè vorrei avere il tempo di ripercorrere sei anni e mezzo. Credo che la fine arrivi però al momento giusto, anche se questo è il giorno in cui ci salutiamo ed è un qualcosa di particolare, forse anche un po' malinconico. Devo dire che ogni estate, dopo la stagione della finale persa con Brindisi, mi sono sempre domandato se era il caso o meno di continuare a lavorare a Pistoia, se ero pronto a rimettermi in gioco, a ripartire da quello che era stato fatto l'anno precedente per provare sempre a migliorarci, sapendo di quanto sarebbe stato difficile. Fino a oggi non mi è mai capitata l'opportunità di fare una scelta diversa e la società ha sempre fatto di tutto per trattenermi, sia economicamente, che sul piano umano, che dal punto di vista tecnico. Ma con sincerità -ha proseguito il tecnico- credo che non ci siano più i presupposti per andare avanti: certo, possiamo salutarci con la forza di rimanere amici e sereni, ed è una cosa importante che adesso ci è possibile e che forse, se questo momento fosse capitato più avanti nel tempo, non sarebbe stata altrettanto possibile. Le motivazioni sono intanto economiche: io ho un contratto importante, che la società farebbe fatica ad onorare, magari a discapito di quella che sarebbe stata la costruzione della squadra. L'opportunità di prolungare e abbassare l'ingaggio, che la società mi ha fatto, non l'ho ritenuta accettabile e, nel mio interesse, ho preferito prendermi del tempo; nonostante fosse una proposta seria e concreta, per mia scelta, ho preferito ringraziare, ma non accettare. Devo ovviamente ringraziare il club in tutti i suoi componenti -ha dichiarato ancora Moretti- perché sono stati anni splendidi e ricchi di soddisfazioni, con aspetti emotivi importanti. Chiaramente, pur non volendo far nomi per paura di dimenticare qualcuno, devo nominare Fabio Bongi, Michele Galli e Vinicio Vignali che sono stati con me dal primo minuto, poi Gianluca Mazzoncini, Marcello Billeri e Luca Civinini, che con me hanno formato lo staff che in questi anni ci ha consentito di vivere tanti momenti indimenticabili. E' chiaro che ringrazio il settore giovanile, per le sinergie create in questi anni, in cui, se devo fare un esempio, con Lorenzo Saccaggi si è visto il risultato più tangibile di questo tipo di collaborazione. Anche quest'anno la DNG ha fatto un grande risultato, straordinario per la nostra storia e anche questo è motivo di soddisfazione”.
“Ho trovato persone -ha proseguito il coach- che hanno capito subito che tipo di carattere avevo e di cosa avessi bisogno per inserirmi al meglio. Era una struttura che aveva bisogno di un uomo di queste caratteristiche; anche Giulio Iozzelli, con le sue capacità di capire benissimo l'uomo che si trova di fronte, mi ha permesso di esprimermi al 100%. Credo di aver trasmesso grande passione a loro e ai giocatori e credo che questa sia stata la base del feeling e del rapporto che si è instaurato. Come diceva giustamente Ivo, sei anni e mezzo nello sport sono una vita: in questo arco di tempo abbiamo perso padri e visto nascere figli -afferma con il nodo in gola Moretti- io mi sono sempre sentito un fulcro assoluto di ogni progetto del club, ma ultimamente ho iniziato ad avere la sensazione che si iniziava a sopportarmi e questa poteva essere l'inizio di una brutta chiusura: per questo credo sia arrivato il momento di salutarci. Professionalmente non nego che vorrei provare a fare un salto in avanti a livello di obiettivi, provando a misurarmi con qualcosa di più importante, ma al momento non ho niente di concreto. Lascio una società che oggi volta pagina: questo dimostra che c'è forza e volontà , ci sono idee e persone che vogliono andare avanti. Parlare oggi delle promozioni, delle finali di coppa, dei playoff e di tutti i risultati che sono stati speciali, sarebbe troppo facile. Voglio allora dire che la cosa più importante di questi anni è stata riuscire a ricreare a Pistoia quella magia, a riportare quell'entusiasmo che oggi fa di questa piazza una realtà in cui allenatori e giocatori, nel prossimo futuro, verranno sempre volentieri”.
Quest'anno -è l'ultimo pensiero del coach- forse a inizio stagione abbiamo commesso l'errore di non riuscire a gestire bene le aspettative che si erano create dopo il campionato precedente. Il numero di abbonati è stato un grande risultato e il fatto che comunque abbiamo ingaggiato giocatori italiani piuttosto importanti, ha fatto pensare ad un'altra grande stagione. Purtroppo però, a differenza di quando era successo in passato, la capacità di trasmettere emozioni, di inserirsi e di vivere la città da parte dei giocatori americani ha influito molto: Washington aveva un modo diverso di stare in campo rispetto a Milbourne, al di la delle qualità o dell'impegno, che è sempre stato massimale da parte di entrambi. Uno aveva un modo di stare in campo che emozionava e trascinava, l'altro aveva poco appeal nei confronti della gente. Quest'anno più che i risultati è forse mancato un modo di porsi da parte degli americani che fosse furbo e smaliziato nei confronti della piazza e questo ha dato impressione di poco impegno o attaccamento. Approfitto di questo discorso -ha concluso Moretti- per ringraziare tutti i giocatori passati da Pistoia in questi sei anni e mezzo da quelli più bravi e più famosi, a quelli sconosciuti o meno bravi: di tutti ho un ricordo indelebile che mi porterò sempre con me. Ci sono tanti nomi scontati, ma come allenatore ogni anno a inizio stagione sottolineo sempre che l'apporto del decimo conta tanto quanto l'apporto del miglior realizzatore, perché la chimica di squadra è una componente fondamentale, che permette al gruppo di esprimersi in un certo modo".
Chiusura con le parole del mai sponsor, e per l'occasione padrone di casa, Fabrizio Tesi: “Sottoscrivo quello che è stato detto; noi siamo arrivati quattro anni fa, con Paolo già presente, e sono stati campionati fantastici. Questo matrimonio si chiude oggi con stima e rispetto fra noi ed è importante sottolinearlo: non è detto che tutti i grandi matrimoni finiscano così, anzi, spesso purtroppo possono anche finire male. Facciamo un grande in bocca al lupo a Paolo, perchè possa avere successo in società più blasonate della nostra e mi sento di chiedere ai tifosi di dare fiducia alla società , che in qusti anni ha dimostrato di aver spesso azzeccato le decisioni prese”.
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